Basta solo una foto: il pazzo mondo dei social network

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Voglio raccontarvi una mia curiosa esperienza….

Premessa: per chi non mi conoscesse e quindi presumo per la stragrande maggioranza di voi, io sono una piccola chitarrista.

Ho suonato per un sacco di anni e, con i tempi, la mia personale esperienza nel mondo della musica ha visto numerosi cambiamenti a cui ho cercato di adattarmi sempre.

Per esempio: quando ho iniziato io, internet in Italia non era ancora accessibile a tutti; esistevano i buoni vecchi talent scout; per fare una registrazione degna di tale nome dovevi per forza rivolgerti a qualcuno; il buon home recording attualmente accessibile a tutti grazie al digitale prima era per pochi perchè spopolava l’analogico; era quasi impensabile per noi piccoli dell’underground un’ autodistribuzione/produzione senza il supporto di una casa discografica ecc…

Senza parlare della pubblicità…. sapete quante volte ho fatto volantinaggio “abusivo” la notte per pubblicizzare quelli che oggi chiamiamo su Facebook “eventi”? Volantini dappertutto nelle strade principali delle città, sulle macchine, attaccati ai muri per sponsorizzare il concerto che avrei fatto il giorno dopo o la sera stessa.

Oggi bastano un paio di click…. comodamente…. da casa….

Mi sono adeguata, anzi la tecnologia e internet mi hanno migliorato la vita musicale e non… ma soprattutto musicalmente non sarei riuscita a fare molte cose che ho fatto se non ci fosse stato internet.

Ne prendo atto e ne sono grata.

E sono felice anche di essermi vissuta i tempi andati. Faticosi, fisici, analogici, così romantici ed emozionanti….

Sono stata musicalmente attiva fino al 2016, poi mi son presa qualche anno di pausa perchè avevo bisogno di sistemare un bel po’ di cose e soprattutto avevo bisogno di respirare altra aria.

In questo periodo di pausa ho ben scisso la mia vita personale da quella musicale, anche virtualmente e ho deciso di avere diversi account per i vari aspetti della mia vita ed interessi.

Quindi ho creato su Facebook un account strettamente personale ed uno in cui parlo solo di musica.

Il fatto: L’account in cui parlo solo di musica, era nato grazie ad un’idea che mi venne per unire alcune mie passioni di cui mi piace parlare cioè il rock, le storie di resilienza legate ad esso ed i libri (quindi “Rock, stories and books”) ed inizialmente non volevo mettere mie foto, ma solo immagini che potessero simbolicamente richiamare le questioni su cui volevo argomentare e farmi nuove amicizie interessate alla cosa.

Ma niente, chiedevo amicizie e le persone invece di valutare gli argomenti proposti mi chiedevano chi ero, come li avessi trovati ecc… solo pochi (e carinissimi) si lanciavano e socializzavano sui temi che mi interessavano. Quindi ho pensato che forse era sbagliato il mio approccio nel velo di anonimato che irrigidiva notevolmente le persone (neanche si parlava di guerre fredde segrete, ragazzi si parlava solo di MUSICA e LIBRI) e ho provato a mettere delle mie foto (decentissime, dove gli unici pezzi di pelle di me che si vedono sono nel viso e nelle braccia) e i link dei siti/canali per chi voleva saperne di più.

Ragazzi, si è scatenato un putiferio…. più di 200 richieste di amicizia al giorno, messaggi di ogni genere nonostante sia specificato che sono sposata e che voglio parlare solo di musica, approcci di ogni tipo personali e non (dal romantico all’aggressivo) e infine una leggera impennata della visualizzazione dei miei personali canali musicali, e questo ben venga….

Ovviamente in tutto questo caos ho trovato anche persone carinissime, educate e non inopportune che si attengono agli argomenti e mi danno spunti e novità interessantissime.

Per fortuna queste persone sono un numero superiore di quanto di possa immaginare (e le ringrazio vivamente per i costruttivi scambi di opinione che contribuiscono alla mia crescita personale), ma credetemi: scovarli in questa baraonda è veramente difficoltoso… e a volte questo caos mi innervosisce, facendomi tendere ad essere anche un po’ scontrosa nelle risposte, non lo nego.

Anche se è un fatto ormai risaputo, non smetto di chiedermi com’è possibile che conti sempre e comunque di più l’immagine della sostanza….

In questo mondo ormai fatto solo di immagine, apparenza e superficialità, vi rendete conto che con questo approccio illusorio ci si perde l’esperienza dell’esperienza, quella autentica? Abbiamo ucciso la curiosità nell’approfondire, abbiamo appiattito e standardizzato ogni tipo di emozione, ogni forma di acume.

Lo so, è una battaglia persa su cui non posso fare nulla… ma anche così mi nasce spontanea un’ultima scontata considerazione: alla luce di tutto ciò, venitemi di nuovo a dire che in alcuni contesti essere uomo o donna al giorno d’oggi è la solita identica cosa…..

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