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Basta solo una foto: il pazzo mondo dei social network

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Voglio raccontarvi una mia curiosa esperienza….

Premessa: per chi non mi conoscesse e quindi presumo per la stragrande maggioranza di voi, io sono una piccola chitarrista.

Ho suonato per un sacco di anni e, con i tempi, la mia personale esperienza nel mondo della musica ha visto numerosi cambiamenti a cui ho cercato di adattarmi sempre.

Per esempio: quando ho iniziato io, internet in Italia non era ancora accessibile a tutti; esistevano i buoni vecchi talent scout; per fare una registrazione degna di tale nome dovevi per forza rivolgerti a qualcuno; il buon home recording attualmente accessibile a tutti grazie al digitale prima era per pochi perchè spopolava l’analogico; era quasi impensabile per noi piccoli dell’underground un’ autodistribuzione/produzione senza il supporto di una casa discografica ecc…

Senza parlare della pubblicità…. sapete quante volte ho fatto volantinaggio “abusivo” la notte per pubblicizzare quelli che oggi chiamiamo su Facebook “eventi”? Volantini dappertutto nelle strade principali delle città, sulle macchine, attaccati ai muri per sponsorizzare il concerto che avrei fatto il giorno dopo o la sera stessa.

Oggi bastano un paio di click…. comodamente…. da casa….

Mi sono adeguata, anzi la tecnologia e internet mi hanno migliorato la vita musicale e non… ma soprattutto musicalmente non sarei riuscita a fare molte cose che ho fatto se non ci fosse stato internet.

Ne prendo atto e ne sono grata.

E sono felice anche di essermi vissuta i tempi andati. Faticosi, fisici, analogici, così romantici ed emozionanti….

Sono stata musicalmente attiva fino al 2016, poi mi son presa qualche anno di pausa perchè avevo bisogno di sistemare un bel po’ di cose e soprattutto avevo bisogno di respirare altra aria.

In questo periodo di pausa ho ben scisso la mia vita personale da quella musicale, anche virtualmente e ho deciso di avere diversi account per i vari aspetti della mia vita ed interessi.

Quindi ho creato su Facebook un account strettamente personale ed uno in cui parlo solo di musica.

Il fatto: L’account in cui parlo solo di musica, era nato grazie ad un’idea che mi venne per unire alcune mie passioni di cui mi piace parlare cioè il rock, le storie di resilienza legate ad esso ed i libri (quindi “Rock, stories and books”) ed inizialmente non volevo mettere mie foto, ma solo immagini che potessero simbolicamente richiamare le questioni su cui volevo argomentare e farmi nuove amicizie interessate alla cosa.

Ma niente, chiedevo amicizie e le persone invece di valutare gli argomenti proposti mi chiedevano chi ero, come li avessi trovati ecc… solo pochi (e carinissimi) si lanciavano e socializzavano sui temi che mi interessavano. Quindi ho pensato che forse era sbagliato il mio approccio nel velo di anonimato che irrigidiva notevolmente le persone (neanche si parlava di guerre fredde segrete, ragazzi si parlava solo di MUSICA e LIBRI) e ho provato a mettere delle mie foto (decentissime, dove gli unici pezzi di pelle di me che si vedono sono nel viso e nelle braccia) e i link dei siti/canali per chi voleva saperne di più.

Ragazzi, si è scatenato un putiferio…. più di 200 richieste di amicizia al giorno, messaggi di ogni genere nonostante sia specificato che sono sposata e che voglio parlare solo di musica, approcci di ogni tipo personali e non (dal romantico all’aggressivo) e infine una leggera impennata della visualizzazione dei miei personali canali musicali, e questo ben venga….

Ovviamente in tutto questo caos ho trovato anche persone carinissime, educate e non inopportune che si attengono agli argomenti e mi danno spunti e novità interessantissime.

Per fortuna queste persone sono un numero superiore di quanto di possa immaginare (e le ringrazio vivamente per i costruttivi scambi di opinione che contribuiscono alla mia crescita personale), ma credetemi: scovarli in questa baraonda è veramente difficoltoso… e a volte questo caos mi innervosisce, facendomi tendere ad essere anche un po’ scontrosa nelle risposte, non lo nego.

Anche se è un fatto ormai risaputo, non smetto di chiedermi com’è possibile che conti sempre e comunque di più l’immagine della sostanza….

In questo mondo ormai fatto solo di immagine, apparenza e superficialità, vi rendete conto che con questo approccio illusorio ci si perde l’esperienza dell’esperienza, quella autentica? Abbiamo ucciso la curiosità nell’approfondire, abbiamo appiattito e standardizzato ogni tipo di emozione, ogni forma di acume.

Lo so, è una battaglia persa su cui non posso fare nulla… ma anche così mi nasce spontanea un’ultima scontata considerazione: alla luce di tutto ciò, venitemi di nuovo a dire che in alcuni contesti essere uomo o donna al giorno d’oggi è la solita identica cosa…..

Morbidi cambi di direzione

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Come già raccontato, la mia estate è stata veramente pirotecnica. Dopo aver messo un punto fermo alla mia musica a Maggio con la premiazione di Roma, dopo aver scorrazzato in moto un paio di mesi tra Italia, Spagna e Portogallo e dopo il mio rientro ad Agosto, mentre cercavo di far continuare la mia lunga vacanza facendo abbuffate di mare, spiaggie, piscine e gite nei dintorni, nonostante il graduale rientro al lavoro e alla routine, ho riiniziato a studiare.

Carica di energie positive del viaggio e della stagione calda, con la mente rilassata e rigenerata, oltre a nuovi progetti di vita, ho ri-intrapreso un percorso formativo che avevo sospeso nel 2011 a causa di un perido difficile che all’epoca mi rivoluzionò la vita (per fortuna).

Non c’entra nulla col mio diploma di Tecnico Turistico, con i miei studi e le mie incursioni più o meno professionali nel mondo musicale e dell’arte, o col marketing che avevo iniziato a studiare per autopromuovere i miei lavori…. ma ha a che fare con l’orientamento, il ben-essere, l’empowerment.

In realtà gli argomenti “chi siamo e come funzioniamo”, “come stare veramente bene e poter svilupparsi al meglio”, “come riuscire a realizzarsi” e “equilibrio tra corpo e mente” mi hanno sempre incuriosito e mi sono sempre interessata ai vari aspetti psicologici, energetici e motivazionali.

Questi interessi mi avevano condotto a Roma, nel 2010 all’Istituto di Scienze Umane per frequentare dei corsi intensivi di massaggi energetici (principalmente al volto) e riequilibrio energetico. Superai senza difficoltà gli esamini a fine corsi e mi portai a casa il mio bell’attestato e un’apertura in più su quegli orizzonti diversi. Ciò accese ulteriormente il mio interesse per chi siamo, perchè siamo, cosa ci influenza, perchè è così difficile stare bene e trovare un proprio posto, sentirsi realizzati, raggiungere un equilibrio ecc. Pensai addirittura, dopo varie letture e ripetuti consulti con professionisti del settore, di iscrivermi alla facoltà di psicologia (come già pensavo antecedentemente prima del diploma), ma poi le difficoltà di quegli anni fecero svanire tutto e mi obbligarono a concentrarmi solo sulla “sopravvivenza”.

Adesso è tutto diverso: sono riuscita a “sopravvivere” e ho fatto pace con me stessa (grande vittoria!),  sono finalmente riuscita a capire e a definire il mio rapporto intimo con la musica e dopo il rientro dalla Spagna ho già concluso tre corsi sull’argomento, sto frequentando il quarto e mi sto già iscrivendo ai successivi…. non so dove mi porterà questa nuova avventura, ma sicuramente è un’altra occasione di crescita personale (magari anche di cambiamento lavorativo) da affiancare alle altre numerose esperienze che hanno fatto grande questa mia piccola vita.

L’autunno in arrivo e le prime ventate fresche mi invitano a mettere ordine nei miei progetti e a concretizzare la teoria con la pratica, godendomi così i primi risultati del lavoro svolto e che sto svolgendo.

 

Due mesi “on the road” tra Italia, Spagna e Portogallo

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A partire da maggio non mi sono mai sentita così viva!! Ovvero, in realtà molte altre volte mi sono sentita così, ma mai per un lungo periodo continuativo come questo….  A maggio, in occasione di un mio impegno (una premiazione musicale) nei dintorni di Roma, siamo partiti in moto per il Lazio e dopo aver esplorato quasi ogni angolo, anche il più nascosto della nostrana Tuscia,  dopo una breve pausa siamo partiti per la Spagna e il Portogallo. Nessuna prenotazione, carichi solo del minimo indispensabile per la “sopravvivenza” e la voglia di staccare la spina a pieno. (Potete leggere il racconto di viaggio e vedere qualche foto cliccando qui)

E’ stata un’avventura fantastica, un’esperienza unica, mille viaggi in uno; la realtà ha superato la fantasia e tutto è andato al di là delle aspettative.

Ho visto cambiare il paesaggio sotto i miei occhi mentre viaggiavamo e modellarsi in base ai vari fattori climatici. Siamo passati dai 47 gradi all’ombra del sud ai 14 al sole al nord, le dolci spiagge mediterranee diventare deserto roccioso, per poi mutare ancora in ventose scogliere oceaniche e ancora in “simil-fiordi” nordici e infine in montagne e di nuovo in deserto. Abbiamo conosciuto tantissime persone e gradualmente abbiamo visto il mutare delle loro usanze e della loro alimentazione. Abbiamo ammirato monumenti al di là di ogni immaginazione con influenze artistiche sempre diverse in base a storie, latitudine e longitudine. E’ stato il viaggio dei viaggi vissuti fino ad ora, settimane piene di tutto, di sorprese, di imprevisti, di vari stati d’animo e scoperte.

Adesso che sono rientrata alla “base”, a parte un pò la fatica per riadattarmi alla mia quotidianità, anche se spesso interrotta da gite fuori porta, scopro ottiche diverse nel vedere le cose e non riesco a capire se siano mutamenti temporanei in me o definitivi.

Indubbiamente sono ancora un pò sbalestrata dal viaggio e per ora sono cambiate alcune mie priorità….

In viaggio le cose importanti erano trovare un buon posto per dormire al sicuro, bagno ed acqua corrente, cibo, preservare una buona salute e l’assenza di problemi negli spostamenti… per il resto era tutto troppo grande e bellissimo per avere altri tipi di preoccupazioni, per pensare ai soliti problemi da cui magari inutilmente ci facciamo assorbire le energie tutti i giorni, per cui ci stressiamo o per cui ci demoralizziamo spesso, e questo modo di pensare sta perdurando anche adesso che sono ferma e a casa.

Quei paesaggi dalle enormi dimensioni, quelle immagini intense e vivide in cui mi muovevo ed ero immersa, sembravano cartoline ed io ne facevo parte, mi sono sentita parte per l’ennesima volta di quest’enorme bellissimo scenario che è la Terra. In quei momenti non contava l’apetto che avevo, se ero truccata o meno, se ero stanca e sudata o appena uscita dalla doccia, o come ero vestita … Non mi curavo del mio aspetto (ovviamente sempre pulito e decente) o di cosa avrebbero potuto pensare gli altri di me, ma la gente mi vedeva così come sono e non come la proiezione modificata di una mia immagine tirata di tutto punto…. Ho assaporato la libertà, ero libera da orari imposti, da pensieri logoranti, ero libera dai tormenti del passato e dalle preoccupazioni sul futuro. C’era solo un avvincente presente.

Adesso sento l’urgenza di ripartire o quanto meno di vivere come se fossi in viaggio, cercando di guardare la mia quotidianità con occhi curiosi come quando si esplora una terra nuova, di viverla con entusiasmo e con approccio diverso. 

Non so se è stato un’altro ennesimo viaggio anche dentro di me, ma sicuramente so che anche stavolta, oltre alla “gastroenterite del viaggiatore”, ho ripreso anche la sindrome di Wandelust (la malattia dell’eterno viaggiatore, di chi non riesce a stare fermo) dalla quale credo di non essere mai guarita…

Vita rock da donna indipendente

17555524_10209317042709095_288101759_nMolti anni fa quando pensavo ad un percorso individuale ed indipendente nella vita e nella musica, mi spaventavo davvero! E questa paura era rafforzata dalla certezza che quello sarebbe stato il mio percorso tenuto conto  della situazione, della mia personalità (che già si palesava dalla tenera età) e del fatto che fossi figlia unica e un pò isolata dal mondo grazie alla mia strampalata famiglia d’origine…. lo stimolo di rimanere sempre e comunque fedele a me stessa, senza livellarmi e snaturarmi per adattarmi alla massa e sentirmi integrata, per fortuna è sempre stato più forte.  Ho preso quindi  le mie paure e ho  cercato di affrontarle, trasformandole costantemente da limiti (che mi potevano bloccare) a soglie di nuovi accattivanti orizzonti.

Lo so, è così difficile muoversi in terre sconosciute fuori dalle cosiddette zone di comfort (che in realtà ci incatenano) per andare verso l’ignoto, ma bisognerebbe sempre provarci. Per esempio, negli anni ’90 di donne strumentiste nel Rock (che non cantavano ma che osavano andare avanti tutte sole con le proprie idee o canzoni scritte di loro pugno) io me ne ricordo davvero poche (nella realtà della mia piccola area periferica e nazionale nessuna a dire il vero)… non potevo quindi neanche ispirarmi a qualcuna o prendere spunto da esse, eppure la strada che ho cercato di sviluppare è stata quella e quel percorso mi ha fortificato, facendomi sentire realizzata e in equilibrio con me stessa nonostante le difficoltà, e regalandomi esperienze uniche proprio perchè fuori dall’ordinario, senza essere l’appendice o la gregaria di nessun altro… La dimensione in cui  prendeva pian piano forma la mia vita era molto stimolante, un terreno inesplorato che chissà dove poteva o potrà portare, chissà quali sentieri si potrebbero sviluppare e diramare dalla strada principale che ha comunque l’onnipresente Rock come vocazione sia musicale sia come stile di vita personale…

Per essere Rock non bisogna per forza suonare uno strumento o fare cose folli, ma bisogna essere genuini, avere un’identità nostra con convinzioni e valori sani, nati anche da storie dure, sviluppati sapientemente anche se in controcorrente alle tendenze del momento. Pensare oltre le regole e le logiche preincartate ci aiuterà a sviluppare una capacità valutativa obiettiva tutta nostra, senza influenze esterne su cosa è bene e cosa è male.

L’indipendenza è un importante valore aggiunto che, anche se implica molto lavoro, ci aiuta a formare liberamente le nostre convinzioni e le nostre attitudini e ci permette di rifiutare convenzioni e priorità che non ci appartengono. Imparare l’indipendenza è comprendere la libertà!

In ogni campo, trovare liberamente il nostro percorso nella vita e bastarsi a se stessi ci consentirà di costruire al meglio il nostro carattere, e il carattere si sà, non si allea mai col servilismo…. affermando la nostra personalità potremmo venire considerati ribelli,  inquieti, turbolenti ed è proprio lì che dovremo essere pronti e forti per affrontare pregiudizi e pettegolezzi, anche rischiando perennemente di non essere capiti, perchè non c’è successo maggiore della nostra realizzazione personale, essere in equilibrio e in sintonia con la persona che è dentro di noi e saper comunicare bene con noi stessi. Questa è la vera vittoria, l’autenticità del nostro essere!

Non sono solo gli altri a sottometterci, anche noi reprimiamo noi stessi se non ci assumiamo le responsabilità della nostra esistenza.

 

“…Perché Livorno dà gloria soltanto all’esilio e ai morti la celebrità…”

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“… Livorno, oltre Modì, diede alla luce perlomeno un altro memorabile maudit (n.d.r. maledetto). Un ulteriore demonio sotto la maschera di santo. Piero Ciampi sapeva: come sapeva Modì… sapeva la forza tremenda generata dalla sua città natale, che a propria volta sa ricacciarti dentro le sue viscere in un istante o, all’opposto, sa sputarti via in terra straniera. Mai disposta alle mezzetinte, Livorno: anche a Piero impose la strada, come per Modì. Gli disse vai, gli disse vai e trova quel che vorrai essere, perchè qui da me è dato sì cercare, ma non trovare. Fu così che Ciampi prese la via alla ricerca di se stesso, della sua voce da compositore e interprete. A Livorno avrebbe perdonato tanto. Ma non sempre, e non tutto : “Dovrebbe spiegarmi Livorno perchè il fatto d’esser livornese incide tanto sulla rabbia…” è la domanda ripescata da una lontana intervista a Piero datata 1976… “Livorno è un’isola”, sembra sentire la voce di Ciampi che seguita a spiegare : ” E’ la città più difficile per tutti, anche per me. Perchè a Livorno c’è tutta la contraddizione del mondo: ci sono gli americani, c’è il più grande Monte di Pietà che si possa immaginare. C’è anche una delle più numerose comunità ebraiche in Italia. A Livorno sono nati il partito socialista e quello comunista (n.d.r. Livorno, dopo Firenze è la città più massonica d’Italia) e c’è anche una squadra  di calcio che milita in serie C ma che meriterebbe lo scudetto in A. Ecco, io sono il Robinson Crusoe di quest’isola che poi è un mondo.” Piero Ciampi ….”

Tratto da Il ballo di san Vinicio di Massimo Padalino

Il “rock” secondo me (e la sua morte)

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Quale forma di ribellione più del rock contro norme sociali e politiche, istituzioni e consumismo? Quale resistenza individuale e pacifica più del rock contro il sistema, il formalismo e l’ipocrisia?

Il Rock per me nasce da qui, un’esplicita rivolta, un fenomeno musicale comunicativo e culturale che rappresentava l’autenticità e che si contrapponeva al pop commerciale e dominante. Il Rock ha messo in scena un profondo rapporto tra musica e senso di vita quotidiana il cui stile  ha assunto un carattere simbolico di identità, libertà e trasgressione a regole preincartate, fu una spinta ad una vita vissuta intensamente, qui e adesso, andando verso il limite e talvolta superandolo per un senso di libertà incondizionata, eccedendo per fuggire da una realtà a volte troppo stretta.

il Rock era anche voglia di gioco e di gioia, energia fisica, celebrazione del corpo e del sesso, una comunicazione diretta di storie dure, di sogni ed emozioni e soprattutto di gioventù. Chi incarna meglio la trasgressione giovanile istituzionalizzata da “giovani” settantenni musicisti come i Rolling Stones?

Il Rock e la sua comunicatività fu caratterizzato anche dai suoi valori (come amicizia, amore, senso di giustizia ecc) e dai suoi simboli (come capelli, abbigliamento ecc) liberando condotte espressive ed emozionali e liberando soprattutto il piacere. Il Rock ereditò tutto ciò da numerose forme musicali precedenti e a sua volta è diventato un termine generico utilizzato per individuare tantissimi altri sottogeneri che si sono sviluppati in seguito, contribuendo alla diffusione di movimenti culturali e sociali….

…MA GUARDATECI OGGI….

Oggi i vari stili musicali si chiudono in se stessi con i loro ascoltatori… Oggi la società non si occupa e preoccupa più di quelli che cercavano sfogo nel Rock perchè sa di averli conformati, soggiogati…. Oggi siamo visti solo come poveri diavoli con un passatempo musicale, ci siamo fatti fottere dal conformismo livellatore di una massa sempre più anonima e impersonale, inducendoci ad un silenzio inquieto, pieno di risentimento, carico di rancori… a canzoni vuote.

Oggi il ribelle è un animale raro da sacrificare a cui caricano la molla e tramite cui vivono esperienze e trasgressioni che vorrebbero fare altri, ma che non ne hanno il coraggio… e poi lo linciano. Oggi il mondo musicale è pieno di sempliciotti e ciarlatani, con ben poche personalità degne di essere prese in considerazione, e quelle poche sono ai più sconosciute e sottovalutate.

Siamo avvelenati dall’ego, tutti vogliono parlare, nessuno è il grado di ascoltare, di sentire profondamente; tutti vogliono essere diversi e tutti sono uguali, isolati nei propri selfie e in vite normalissime che credono speciali al punto di scambiare per alieno chi ha vissuto davvero.

Tutti vogliono essere delle rockstar, senza umiltà, senza ossa e senza stoffa. Niente si crea dal niente e senza una forte struttura personale dove ve ne tornerete, dove vi appoggerete quando arriveranno i momenti in cui la vostra vita traballerà? Le ribellioni, le rivoluzioni iniziano da dentro, sono motivate da ideali e valori forti, hanno bisogno dell’umiltà per apprendere le adeguate informazioni per far si che cambino e forgino il nostro mondo interiore, la nostra personalità unica. Se tutto è solo un’apparenza in superficie per piacere e compiacere agli altri, per stare all’interno di una massa che si sposta in una data direzione… state certi che siete uguali a tutti e passata la prima ondata,  presto tornerà il piattume e le vostre apparentemente fighissime e trasgressive gesta verranno dimenticate…. soprattutto da voi stessi.

Sono proprio dove vorrei essere

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In questo momento della mia vita sto bene, e detto così mi fa quasi paura. Mi sto godendo a pieno le cose belle che dopo tanto nero mi sono conquistata, che non dò per scontate e che mi sono costruita con tanta fatica, consapevole che potrebbero non esserci o potrebbero finire, ragione in più per godersele e notarle in ogni momento, ad ogni respiro.

E’ tutto iniziato verso il 2011/2012, che per me sono stati anni cruciali, di cambiamenti radicali, di morte e di rinascita. Quegli anni li ho odiati, me ne capitarono di tutti i colori e me ne fecero di ogni, ma è proprio grazie a quegli anni che  ho raggiunto il benessere attuale. Si chiama resilienza? O forse ho avuto solo il coraggio di fare scelte drastiche e giuste contro ogni aspettativa, contro tutti, tagliando di netto rapporti marci, rami secchi e schemi mentali, e tutto ciò accadeva in una situazione che avrebbe messo in ginocchio chiunque.

L’anno precursore di tutto questo processo fu il 2011, in cui finalmente trovai la mia casina ideale: via della città, via da tutti, in campagna, esposta a sud, luminosissima e tutta mia! Finalmente avevo il mio rifugio, il mio guscio dove potevo sviluppare me stessa in tutta tranquillità, senza regole o pressioni altrui. Finalmente potevo iniziare a creare il mio mondo, anche se circondata da mille difficoltà, come per esempio la successiva perdita di lavoro e il coinvolgimento con persone marce, il cui stretto contatto stava facendo marcire  anche la mia vita. Tagliando di netto con tutti, decisi così di affrontare la solitudine e il dolore di quando si realizza di aver intorno solo falsità e che eri importante solo per te stessa. Nel 2012 mi sono rifugiata nella mia amata casa, nei libri e nella solitudine che pian piano diventava dolce come il miele. E ho cambiato tutto, modi di pensare, modi di creare, routine quotidiane, abitudini e stile di vita. Tutto. A metà del 2013 ho iniziato a rimettere il naso fuori casa per registrare delle canzoni che avevo scritto ed iniziare con calma un nuovo percorso artistico-lavorativo individuale e nonostante l’impatto caotico della vita dopo tanto e completo isolamento, prima della fine dell’anno capii che ero guarita. L’autunno 2013 fu uno dei periodi più sereni e beati della mia esistenza: ero in pace con me stessa, ero in pace col mondo, mi sentivo benissimo, una favola! A Natale di quell’anno, inaspettatamente e casualmente, arrivò come un regalo la presenza dolce e costante di un’altra persona nella mia vita. Quindi ho trascorso il 2014 a studiarmi questa persona nuova, in tutte quelle che potevano essere le sue sfaccettature, per capire se poteva essere compatibile con la mia vita e se era in grado di essere più dolce della mia solitudine al punto da farmela abbandonare. Decisi di si e nel 2015 tentai di stabilizzare la cosa, dedicando tutto l’anno al mio assestamento affettivo ed emotivo. Quando esplose il 2016 fu ricco di esperienze ed avventure: la pubblicazione di un mio album a livello internazionale, la promozione di esso, la soddisfazione di essere ascoltata anche fuori dai confini nazionali, le recensioni e le interviste. In verità fu un pò stancante e ho trascurato un pò me stessa in quell’anno, ma la gioia di quelle belle esperienze che nella vita si fanno una volta sola mi ha ripagato di tutto. Ho visto posti bellissimi e conosciuto persone interessantissime, e tutto con un benessere e una tranquillità interiore che non credevo potessero esistere prima di allora.

Nel frattempo ho messo tantissima carne al fuoco e adesso sento il bisogno di dover riordinare un pò le cose… in questo 2017 sono proprio dove vorrei essere, sono come in cima ad una montagna di esperienze e avventure straordinarie che adesso hanno bisogno  di essere riordinate per poter riorganizzare al meglio le idee per le prossime avventure.

Quest’anno mi prendo un attimo per me, sarà l’anno del riordino, della ripresa di energie, della vacanza più lunga fino ad oggi.

SONO PROPRIO DOVE VORREI ESSERE E VIVO LE MIE GIORNATE ESATTAMENTE COME LE VIVREBBE LA ME STESSA IDEALE.

Secondo voi esiste una sensazione migliore?

La vita è un sogno…

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La vita è un sogno che in alcuni momenti può prendere le sembianze di un incubo, ma rimane un sogno dagli scenari e dai colori meravigliosi. Camminando con questo vivo quadro davanti e i miei pensieri assorti nel mio bagaglio di vita, ripercorro strade fatte milioni di volte sottobraccio con una cara signora che non c’è più, molte volte sono venuta qui mentre parlavo al telefono con la mia migliora amica, anche lei venuta a mancare, come ho ricordi di questo posto con altre persone a me care che sono lontanissime o non ci sono più. Ma penso che finchè ci sono io li porto tutti dentro, sono ancora vivi come i miei ricordi, con le esperienze vissute con loro, come i personaggi di racconti fantastici di cui però in me è vivo il loro tocco, il loro odore, le loro voci che pronunciano il mio nome… ricordo benissimo tutto. Intorno a me altre persone passeggiano, ignari del mio bagaglio interiore, di tutta la vita che ho dentro, delle esperienze che ho fatto, di tutta la mia irrequietezza, di tutte le cazzate che un tempo ho fatto, delle molte cose che ho visto, di quando ero acclamata su un palco, di tutti i miei affetti… E scorgo un volto familiare, con aria confusa e assorta che cammina, ma non mi riconosce… forse mentre cammina sta pensando alle stesse cose che sto pensando io…